...ma l'opera di Mons. Cremonesini fu sostenuta da una catena di cordiale carità da parte di degli abitanti di Pontevico, che contribuirono ad attenuare i disagi della prima ora.
I tempi nei quali Mons. Cremonesini fu abate - parroco di Pontevico (1880/1917) furono di difficoltà e stracolmi di problemi.
In particolare, decenni di carenza economica, anzi di vera fame, avevano largamente diffuso "cretinismo" e pellagra in larghi strati della popolazione, soprattutto contadina.
L'abate che non era solito perder tempo nell'affrontare i problemi che riteneva pressanti per la loro gravità, si affrettò appena perfezionato l'atto di acquisto del castello e la sua liberazione da parte dell'affittuale Casarotti, a predisporre i locali per l'accoglienza delle ammalate che, per la natura dei loro disturbi e la speciale sorveglianza di cui avevano bisogno, erano rifiutate dagli altri istituti.
La casa venne ufficialmente aperta il 18 marzo 1901, con l'accoglienza di due ricoverate da parte del fondatore e di tre suore Ancelle della Carità che la Rev. ma Madre Generale Felice Passi fu lieta di accordare al Cremonesini avendo compreso l'importanza dell'opera che stava sorgendo a Pontevico.
Nei primi tempi nella Casa regnò sovrana la povertà.
Tuttavia per la nuova Opera l'Abate seppe attivare in molti abitanti del paese una catena di cordiale carità che contribuì ad attenuare i disagi della prima ora e, in pochi mesi, a garantire alle ospiti dell'Istituto una vita decorosa.
Nel 1906 le ricoverate erano già cinquanta e le domande d'accoglienza erano continue.
Nel 1910 l'Abate Cremonesi cominciò la pratica per l'erezione della Casa in Ente Morale. Il riconoscimento giuridico venne nel dicembre 1911 sotto il titolo di Casa di Ricovero per Frenasteniche ed Epilettiche in Pontevico.
Contemporaneamente venivano approvati lo Statuto Organico ed il Regolamento Interno.
L'assestamento giuridico della fondazione parve porre le ali al suo cammino, tanto che il fondatore decise di completare in breve tempo il quadrilatero del castello: nel 1911 fece innalzare l'ala a sera e nel 1912 quella di mattina (prospicienti la prima il fiume Oglio e la seconda la piazza principale del paese).
Il prof. Spinelli Direttore del Manicomio Provinciale lo ritenne idoneo ad accogliere numerose alienate croniche per le quali non c'era posto nel nosocomio cittadino; così il "Frenastenico" divenne una specie di sua succursale ed oltre alle frenasteniche ed epilettiche incominciò ad accogliere schizofreniche, psicotiche affettive, le affette da alcoolismo, da psicosi senile, encefalitiche, etc...
La morte improvvisa dell'Abate Cremonesini nel pomeriggio del 29 dicembre del 1917 non interruppe il cammino dell'opera da lui fondata.
Il suo immediato successore nell'Abbazia e nella Presidenza, Mons. Egisto Melchiori, validamente coadiuvato dal curato don Paolo Roda, cofondatore e Consigliere vita natural durante, si impegnò con tutte le forze affinché venissero al più presto risolti i problemi lasciati in sospeso dal Fondatore.
Secondo il progetto del fondatore venne istituita una scuola elementare interna e richiesta l'approvazione governativa per la revisione del II° articolo dello Statuto Organico (28/05/1919) per includervi tra le finalità dell'Opera pia la "Concessione di alloggi gratuiti a povere vedove con figli minorenni ed anche a operai e giovinetti, tutti domiciliati a Pontevico", in case acquistate appositamente dal Fondatore.
A causa dei numerosi bombardamenti dell'ultima guerra il complesso architettonico subì gravi danni, tanto che le ricoverate furono trasferite nel Palazzo Tagliavini.
Dopo il 1945, sotto la presidenza dell'Abate Mons. Giuseppe Miglioli nell'area della Fossa vennero costruiti una serie di edifici a due piani collegandoli con un cavalcavia all'edificio principale. In questi edifici erano ospitate le Ospiti affette da TBC e altri spazi riservati a centrale termica, lavanderia, guardaroba, forno, custode.
La gestione di Mons. Angelo Crescenti fu contrassegnata da grandi cambiamenti e da radicali trasformazioni edilizie. Innanzi tutto venne costruito (1962) un nuovo padiglione, esterno alle mura del castello, per le ricoverate affette da TBC (veniva a sostituire quello più modesto costruito sotto la presidenza Miglioli), per una capienza di 120 posti.
Progettato dall'Ing. Nello Brunelli, di forma semicircolare su tre piani, era dotato di tutti i servizi per essere autonomo dagli altri reparti e inoltre servito di radiologia, laboratorio di analisi cliniche, sala di terapia fisica ed il laboratorio E. E. G. Con la costruzione di questo padiglione il numero delle ricoverate superò le 600 unità.
Agli inizi degli anni sessanta si presentò come indilazionabile la soluzione di due grossi problemi: quello attinente il personale in servizio all'Istituto e quello riguardante il rifacimento dell'antica struttura del quadrilatero del castello.
Per quanto si riferisce al personale, occorre ricordare che fino ad allora erano state soltanto le suore Ancelle a provvedere a tutte le necessità della Casa. Da tempo però anche per questa nostra Congregazione bresciana, a somiglianza di tutte le altre, erano insorti delicati problemi a causa della scarsità delle vocazioni, che rendeva problematico il ricambio del personale.
Erano ancora presenti, all'inizio degli anni sessanta, circa 40 suore, molte avanzate in età.
Anche la legislazione in campo psichiatrico ed assistenziale aveva fatto parecchio cammino dal giorno del riconoscimento in Ente Morale della Fondazione Cremonesiana ed ora imponeva che non ci si limitasse alla sola custodia, ma che si avessero nell'operare proiezioni più curative.
Da qui la decisione di ristrutturare (meglio sarebbe dire ricostruire) tutto il fabbricato antico, di ridurre drasticamente il numero delle ricoverate e nel contempo provvedere all'assunzione di un adeguato numero di addetti sanitari laici, con qualifiche specifiche per le attività da svolgere.
Per quanto riguarda invece le demolizione e la costruzione del nuovo edificio centrale, in via preventiva erano stati condotti sondaggi del terreno ed erano stati accertati segni allarmanti di cedimenti nelle fondazioni con conseguenti gravi lesioni nei muri maestri. Certamente lo scoppio di numerose bombe sganciate dagli aerei nella zona circostante il castello nel 1944, durante l'ultimo conflitto mondiale aveva arrecato (anche se apparentemente non visibili) gravissime azioni di disturbo alle strutture portanti dell'edificio.
Oltre a ciò si constatò che le fondamenta delle due ali del castello fatte ricostruire dal Principe Kewmüller dopo aver distrutto con la dinamite quanto restava dell'antico e glorioso castello, non erano state poste a regola d'arte.