Alla caduta della Repubblica Veneta perse qualsiasi importanza militare e strategica.
Fu trasformato in una fonderia ed infine acquistato nel 1900 da Mons. Cremonesini.
Edificio glorioso, fu fondato poco dopo il mille e vide succedersi nel suo interno personaggi di altissimo rango.
Con la caduta della Repubblica Veneta (che l'ebbe in dominio dal 1426 al 1797) perse qualsiasi importanza militare e strategica e, dopo alcuni anni di abbandono nelle mani del Demanio, venne acquistato dall'industriale cremonese Pietro Cadolini per collocarvi una fonderia.
Con cinque forni a riverbero, la fonderia funzionò una trentina d'anni, in collegamento con l'altra che da molti più anni era attiva nella parte bassa del paese, poco distante dal cimitero.
Ritiratosi dall'attività industriale il Cadolini vendette il castello ad un principe tedesco, certo Kewmüller, che era intenzionato a ricostruirlo dalle fondamenta per un'abitazione signorile e per varie attività industriali.
Nel 1844, su progetto dell'Ing. Emilio Brilli, iniziarono i lavori di demolizione e di innalzamento dei nuovi edifici, ma dopo quattro anni - quando si dovette sospendere il tutto a causa dei moti politici della prima guerra di indipendenza (1848) - erano state innalzate soltanto due ali del grande quadrilatero.
Mons. Cremonesini lo acquistò il 6 febbraio 1900 dalla nobile contessa Costanzina Borromeo d'Adda, al costo di lire 26.000.